«Vedere degli elementi positivi è difficile perché c’erano molte attese che sono state deluse». Franca Maino commenta così l’approvazione del Decreto attuativo della Legge Delega di riforma sulla non autosufficienza da parte del Governo. Nonostante l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni abbia mostrato grande soddisfazione per il provvedimento, la direttrice di Percorsi di secondo welfare non nasconde il disappunto.
Il suo giudizio severo è stato confermato anche dal Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, la coalizione di 60 organizzazioni della società civile di cui anche il Laboratorio Percorsi di secondo welfare fa parte. Lo scorso 2 febbraio, il Patto ha inviato una lettera aperta alla Presidente del Consiglio dei Ministri per spiegare perché nello schema di Decreto legislativo «non viene sviluppato adeguatamente il progetto per il futuro dell’assistenza agli anziani previsto dalla Legge Delega n. 33 del 23 marzo 2023».
Nel documento si spiega perché il decreto approvato in via preliminare «non sviluppa adeguatamente il progetto che invece la legge prevede» e si chiede «una revisione del decreto perché sia in linea con le previsioni più innovative della legge-delega».
I rilievi più forti riguardano i servizi domiciliari («lo schema di decreto rimanda a successivi provvedimenti di semplice indirizzo, mentre si dovrebbero già qui individuare alcuni criteri che siano vincolanti e che orientino il ridisegno dell’assistenza domiciliare verso la non autosufficienza»), le strutture residenziali («il decreto attuativo contiene solo prime indicazioni in merito e rimanda a ulteriori provvedimenti»), e la nuova prestazione universale («sarebbe auspicabile che la sperimentazione prevedesse anche una revisione dell’indennità per le persone coinvolte: solo così potrà costituire un’utile base per il futuro»). Quest’ultima misura, in particolare, ha sollevato forti critiche perché, come ha scritto Costanzo Ranci, «riguarda un ristretto gruppo di anziani non autosufficienti».
La prestazione universale è emblematica di un provvedimento che, per usare le parole del coordinatore del Patto Cristiano Gori, non delinea «un progetto per il futuro dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia». «Si compie – ha scritto Gori su lavoce.info – un significativo arretramento rispetto alla Legge Delega 33/2023. Il decreto attuativo c’è, ma quella riforma attesa nel nostro Paese da un quarto di secolo è (in gran parte) ancora da fare».
Di fronte a un quadro così complesso e, in larga parte negativo, abbiamo chiesto a Franca Maino di aiutarci a capire meglio questo provvedimento, i limiti della misura e gli spazi di manovra che rimangono per affrontare un problema che, nel nostro Paese, riguarda quotidianamente 10 milioni di persone.
Come valuta il provvedimento del Governo?
«Vedere degli elementi positivi è difficile perché c’erano molte aspettative che sono state disattese: la possibilità che l’impostazione voluta dal Governo Draghi venisse rafforzata dal Decreto attuativo della Legge Delega 33/2023 è oggettivamente venuta meno. Diversi elementi contenuti in quel provvedimento sono stati stravolti e soprattutto la parte relativa alla non autosufficienza è quella che risulta più svuotata. Inoltre il testo è a tratti poco chiaro e rimanda a ulteriori decreti legislativi, da approvare nei prossimi mesi: non viene esplicitata la linea da seguire per dare effettiva attuazione alla riforma. Serviranno quindi ulteriori sforzi per dare al Paese una riforma compiuta in grado di affrontare la sfida della non autosufficienza».
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