• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina
  • QUESTA INIZIATIVA
  • AUTORI
  • CONTATTI

Senzeta

Mensile di utilità scientifiche e culturali

  • Focus
  • Primo piano
  • Idee e proposte
  • Approfondimenti
  • Cultura
  • Studi e ricerche
  • Segnalazioni

Cultura

Francesco Maria Antonini e il buon invecchiamento

11/05/18 - Sandro Cortini

La terza età vista come fase fortemente positiva perché libera dai condizionamenti e dalle illusioni, ma ricca di creatività, valori e indipendenza. Se oggi questo punto di vista è largamente condiviso, lo dobbiamo anche e soprattutto a Francesco Maria Antonini, geriatra, tra i primi a parlare dell’importanza del fattore intellettuale e creativo per un buon invecchiamento. Per Antonini la vecchiaia era il momento giusto per riappropriarsi del proprio tempo, per ritrovare se stessi, per volersi bene. E la strada per riuscirci passava secondo lui da una serie di “regole” che condensò in un celebre decalogo.

Il professor Antonini  si insediò nella prima cattedra universitaria italiana e mondiale di Geriatria e Gerontologia ufficialmente istituita nel 1962: ricoprì questo incarico da professore ordinario di Gerontologia e Geriatria nell’università di Firenze fino alla naturale scadenza, a metà degli anni ’90. E proprio l’università lo ha ricordato all’inizio di quest’anno, in occasione del decennale della sua scomparsa, con un incontro promosso dal dipartimento di Medicina sperimentale e clinica al quale hanno partecipato ex colleghi e allievi.

Francesco Maria Antonini fu un maestro e un pioniere in ambito geriatrico, anche per la sua capacità di pensare fuori dal coro e immaginare nuove soluzioni a vecchi problemi. Negli ultimi decenni del secolo scorso la società italiana si manifestava già come una delle più longeve  d’Europa e lui, umanista e medico sensibile, fu costantemente impegnato nella comprensione e nel trattamento dei problemi della terza età. Fondò nel ’57 la scuola di Geriatria e Gerontologia dell’università di Firenze successivamente dando corpo, nell’allora Arcispedale di Santa Maria Nuova (Careggi), alla divisione di Geriatria di Ponte Nuovo, dentro alla quale nel ’69 nacque l’Unità di terapia intensiva coronarica, una delle prime realtà del genere in Italia. Quasi contestualmente era partito, sempre grazie al suo contributo di idee e azioni, l’ospedale Inrca (Istituto nazionale ricovero e cura anziani) I Fraticini di Firenze, dedicato alla riabilitazione geriatrica (ictus e parkinson le patologie centrali) e anch’esso all’avanguardia per l’epoca. Tutte queste strutture ebbero la sua originale impronta: la scuola gerontologico-geriatrica fondata da Antonini era, come lui, lontana da molti stereotipi propri del mondo accademico e si ispirava a quanto osservato con grande curiosità e senso pratico in numerose esperienze all’estero. E probabilmente la Firenze di quegli anni, dopo aver recepito i venti di cambiamento del ’68, era aperta alle novità.

Negli stessi anni Antonini iniziò i corsi della Scuola speciale per terapisti della riabilitazione, avvalendosi per l’occasione del supporto di alcuni fisioterapisti statunitensi (tra cui Jean Di Marino, Patricia Kelly e altri), non esistendo all’epoca in Italia professionisti “formati”  alla didattica e alla visione “riabilitativa” del professore. La sua Scuola di specializzazione in Gerontologia e Geriatria è stata ed è, continuando una tradizione consolidata, un esempio di alto livello: ogni settimana i migliori esperti italiani e stranieri erano invitati a tenere lezioni specifiche ai suoi studenti, in un’atmosfera poco accademica, favorente i rapporti interpersonali e la condivisione di conoscenze ed esperienze. Molti degli studenti o degli aspiranti studenti  lo ricordano come un rivoluzionario eccentrico,  per i suoi orari impossibili e per i colloqui di ammissione, durante i quali i candidati potevano sentirsi chiedere di tutto: dalla domanda altamente tecnica su come funzionava un frigorifero, ad esempio, a quella su come si preparavano i carciofi alla giudea… Antonini li sottoponeva a domande spiazzanti, spesso a sera (o notte) inoltrata, al fine di valutare non solo la loro preparazione, ma anche la loro capacità di reagire a stimoli inconsueti e tutto sommato il loro background culturale.

Il più grande merito del professor Antonini è stato quello di circondarsi di eccellenti collaboratori, ai quali non ha mai negato spazio e dei quali ha valorizzato le competenze. Tra questi, Antonino D’Alessandro, secondo ordinario di Gerontologia e Geriatria e mente scientifica dell’omonimo Istituto; il professor Carlo Fumagalli (promotore e organizzatore dell’Utic, Unità di terapia intensiva cardiologica) e il professor Giovanni Bertini, a cui si deve l’esperienza pilota di organizzazione delle Unità coronariche mobili; il dottor Alberto Baroni, direttore dell’ospedale I Fraticini, e diversi assistenti o giovani specializzandi di allora che hanno poi trovato collocazioni di rilievo nel panorama geriatrico (e non) nazionale.

Antonini aveva la grande abilità e la grande umiltà di indirizzare il malato verso chi riteneva potesse risolvere al meglio i suoi problemi e nello stesso tempo di fornire ai suoi pazienti una “relazione di cura” a 360°. Alla sua uscita la divisione  geriatrica passò al professor Giulio Masotti, che, pur provenendo da un contesto completamente diverso, continuò produttivamente a valorizzarne le intuizioni e i valori.

Con il precipitare della situazione socio-economica nazionale e con l’inevitabile passare del tempo non molto resta, espresso in termini concreti, di quanto Francesco Maria Antonini aveva immaginato, a eccezione del concetto di “intensità di cura” a cui si doveva però accompagnare, ed è la parte che, salvo rare eccezioni territoriali, manca, cioè una rete di servizi alla persona (l’anziano) che ne favorisse recupero, reinserimento e “buon invecchiamento”.

Il decalogo del buon invecchiamento di Francesco Maria Antonini

  1. Scegliti, per nascere, una famiglia di longevi che ti insegni come vivere una vecchiaia serena.
  2. Fin dall’infanzia interessa ed educa la tua mente a dei valori, alla conoscenza, alla curiosità, a mettere in dubbio ciò che ti viene dato per sicuro.
  3. Dedicati, nei limiti in cui ti è possibile, ad un lavoro creativo, l’invecchiamento è diverso a seconda del lavoro che si compie (e del piacere che si ha facendolo).
  4. Spostati progressivamente, man mano che invecchi, da attività fisiche ad attività intellettuali.
  5. Continua comunque sempre l’azione che hai scelto di compiere: la rinuncia all’azione è causa di stress, di depressione e di invecchiamento.
  6. Per vincere la solitudine non essere egocentrico, non interessarti solo di te, ma soprattutto degli altri.
  7. La vecchiaia non allontana dalla vita attiva. All’attività giovanile, che si vale del vigore fisico, se ne può sostituire un’altra, nell’età matura, in cui prevalgono le forze dello spirito.
  8. Prediligi quegli esercizi fisici che stimolino anche la mente.
  9. Cerca di compensare quello che declina o che tu perdi col tempo: una donna bella può diventare interessante, un uomo forte può diventare paziente. Cerca di avere nuovi valori via via che ne perdi altri.
  10. L’ultima battuta di una commedia di Pirandello dice: “Crearsi per ritrovarsi”. La tua vecchiaia è il frutto della tua azione creativa. Prima di morire cerca almeno di essere nato.

 

Sandro Cortini e Giulia Gonfiantini, con la collaborazione di Federica Marini

Archiviato in:Cultura, Segnalazioni Contrassegnato con: Alberto Baroni, Antonino D’Alessandro, Careggi, Carlo Fumagalli, Firenze, Francesco Maria Antonini, Giovanni Bertini, Giulio Masotti, Jean Di Marino, Patricia Kelly

“A più voci” per comunicare con l’arte e con la parola

22/03/18 - Giulia Gonfiantini

Comunicare ancora, grazie all’arte contemporanea. È questo il senso del progetto che Palazzo Strozzi dedica dal 2012 alle persone che soffrono di Alzheimer o altre demenze e a chi di loro si prende cura. Con il programma “A più voci” le porte del museo si aprono ad anziani e caregiver, chiamandoli a esprimersi di fronte alle opere di grandi artisti come Ai Weiwei e Bill Viola. E come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Mario Schifano e gli altri maestri protagonisti della mostra “Nascita di una nazione“, che fino al 22 luglio 2018 offrirà uno spaccato della società italiana dal dopoguerra al ’68. «L’idea è invitare i partecipanti a usare non la logica o la memoria, bensì l’immaginazione e la fantasia», spiega Irene Balzani, coordinatrice del progetto promosso dal dipartimento educativo della Fondazione di Palazzo Strozzi.

© Simone Mastrelli e Fondazione Palazzo Strozzi

Tutto è nato sette anni fa, a partire dalla richiesta di due educatori intenzionati a organizzare una visita secondo il criterio della narrazione creativa o “time slips”, il cui motto non a caso è “Dimentica la memoria, prova l’immaginazione”. Come gli altri approcci all’Alzheimer a cui si ispira, quali il metodo validation di Naomi Feil e il “Gentle care” di Moyra Jones, anche “A più voci” punta alla valorizzazione delle capacità residue della persona. E dunque alla sua facoltà di osservare, emozionarsi, comunicare impressioni e sensazioni, vivere relazioni con gli altri. «Ci preme far capire che l’arte può essere vista con occhi differenti, di fronte a un’opera d’arte non ci sono reazioni giuste o sbagliate», dice Balzani, che aggiunge: «Questo è importante perché si tratta di persone che nelle loro giornate si vedono spesso riprese o corrette. L’altro aspetto significativo è che per molti dei partecipanti tutto ciò significa tornare in uno spazio museale, oppure semplicemente alla dimensione dell’uscire di casa, dopo tanto tempo».

Il progetto è articolato su cicli di tre incontri. All’inizio i partecipanti si siedono in cerchio e si presentano, mentre i mediatori museali spiegano le attività proposte. Dopo una visita in coppia con i caregiver, con i quali l’anziano attraversa le sale espositive, il gruppo torna a sedersi in cerchio per condividere osservazioni e suggestioni. I presenti sono invitati a esprimersi e a creare una storia a partire da un’immagine e dal personale vissuto che questa ha loro suscitato. Per “validare” ogni loro singola parola e ogni loro espressione, tutto ciò che viene detto viene trascritto ed è così che dal progetto nascono racconti e poesie, raccolti nelle pubblicazioni che seguono ogni ciclo. Da qui prende il via l’ultima fase, che vede intervenire di volta in volta un artista emergente: per “Nascita di una nazione” si tratta di Marina Arienzale.

© Simone Mastrelli e Fondazione Palazzo Strozzi

“A più voci” si rinnova a ogni nuova mostra ed è calibrato da educatori professionali sulle caratteristiche specifiche dei partecipanti. Ma lo svolgimento è improntato allo scambio tra i presenti, così come tra loro e il museo. «Da questo progetti ne sono nati altri sul tema dell’accessibilità – conclude Balzani – con i quali continuiamo a concentrarci non sulle fragilità ma sulle potenzialità delle persone. “A più voci” ha contribuito a farci acquisire uno sguardo particolare in questo campo e a ripensare il museo, che è un luogo in cui a volte anche mettere una sedia in più può risultare strano, come uno spazio in cui si creano relazioni».

Archiviato in:Cultura Contrassegnato con: Alzheimer, arte contemporanea, Palazzo Strozzi

“Sei vecchio” e Avati si dimette

6/02/18 - Redazione

Sono bastate 48 ore. Amareggiato dalle critiche ricevute dopo la nomina,  avuta dal ministro dei Beni Culturali, Franceschini, a componente della Commissione di esperti prevista dalla legge sul cinema per la concessione di contributi al settore, Pupi Avati ha rassegnato le sue dimissioni irrevocabili.

A scatenare la polemica il Fatto Quotidiano che titolava il pezzo sulla costituzione della nuova Commissione in modo sprezzante: “Per finanziare giovani registi, Franceschini nomina una Commissione con in media 70 anni d’età“. Il regista poi veniva descritto così: «79 anni compiuti, ultracattolico, una vita dietro la macchina da presa con svariati “capolavori” in carriera ma anche con un certo appannamento nei risultati, almeno nell’ultimo decennio».

A parte l’evidente vena polemica dettata dalla diversa posizione politica, Avati è vicino al centrodestra mentre il Fatto Quotidiano è espressione della sinistra, c’è nell’articolo e nel titolo una connotazione fortemente negativa verso le persone più in avanti con gli anni, come se l’età avanzata, anche in soggetti in salute, fosse di per sé una condizione negativa, di impedimento a svolgere una mansione, anche di tipo intellettuale.

È un pregiudizio largamente diffuso. Nasce dall’equiparazione lavoro-forza fisica, tipica di una concezione “produttivistica” della società che vede l’essere umano esclusivamente nella funzione di produttore. Un’idea che almeno sulla carta dovrebbe essere lontana mille miglia da chi si richiama ad una concezione di sinistra. Ma nella confusione ideologica oggi imperante tutto è possibile.  Non interessa comunque in questa sede confutare questo tipo di contraddizioni quanto contestare il principio che equipara la vecchiaia all’incapacità. Come se Clint Eastwood, tanto per fare un esempio restando in campo cinematografico, non fosse lì a dimostrarci, con i suoi 87 anni, quanto quel pregiudizio sia fallace.

Nel rassegnare le sue dimissioni Pupi Avati ha scritto “la barbarie nella quale stiamo precipitando fa sì che vantare un’esperienza sia assolutamente disdicevole… Mi spiace, non ho mai amato le risse e soprattutto non mi piace confrontarmi con questa nuova genia di giornalisti che non riesco ad apprezzare“. Anche se, aggiungiamo noi, hanno 40 anni di meno.

Archiviato in:Cultura

Pistoia, un anno da incorniciare

1/02/18 - Giulia Gonfiantini

Per Pistoia, che ha appena passato il testimone di capitale italiana della cultura a Palermo, il 2017 è stato un anno da incorniciare. La città toscana, capoluogo di una provincia che sfiora i 300mila abitanti e che confina con quelle di Firenze, Prato e Lucca, se non altro ha accresciuto il suo livello di notorietà. Con effetti tangibili: l’aumento delle presenze turistiche rispetto al 2016 si è attestato sopra il 20%, con un boom di visitatori nei musei cittadini. Un primo bilancio, comprensivo dei dati relativi al territorio comunale e provinciale, è stato presentato nei giorni scorsi presso l’assessorato comunale alla Cultura in occasione del convegno “Dinamiche del movimento turistico nell’anno di Pistoia capitale italiana della cultura 2017”. Tra gli intervenuti anche il sindaco Alessandro Tomasi, gli assessori al Turismo di Comune e Regione – rispettivamente, Alessandro Sabella e Stefano Ciuoffo – e Moreno Ventisette, professore emerito dell’università di Firenze.

Nel corso dell’ultimo anno, in tanti hanno voluto scoprire la città «petrosa», come la definì il poeta Pietro Bigongiari, che vi ha vissuto in gioventù. Per i turisti, solitamente, la visita inizia dal centro storico medievale, che ospita il celebre pulpito di Giovanni Pisano, e dalla sua piazza del Duomo, scrigno di monumenti e capolavori dell’arte romanica quali il battistero di San Giovanni in Corte e l’altare argenteo, nella cattedrale di San Zeno. Eppure, nel gennaio del 2016 la notizia della designazione di Pistoia a capitale italiana della cultura stupì tutti: nessuno, e specialmente nessun toscano, se l’aspettava.

«Fu una sorpresa, ma ciò che siete stati di fare ha dato conto di quella nomina: la città lo meritava», ha detto durante l’incontro Ciuoffo, che ha aggiunto: «I dati testimoniano l’esito positivo di un anno che è stato complicato dalle elezioni amministrative. Ma il progetto era di spessore e chi ha raccolto il testimone ne ha capito l’importanza». Il 2017 è stato infatti un anno storico sotto molti aspetti: il governo della città è passato al centrodestra per la prima volta dal dopoguerra e il sindaco che ha promosso il dossier di Pistoia capitale, Samuele Bertinelli (Pd), ha lasciato il posto ad Alessandro Tomasi (FdI). «Abbiamo beneficiato di un riflettore particolare, ora arriva la parte più difficile: per far proseguire questo trend, il territorio è chiamato a una sfida importante», ha affermato quest’ultimo, dicendosi convinto che «la parola chiave, per consolidare ciò che questo anno ci ha regalato, è sinergia».

Quale capitale italiana della cultura, Pistoia si è trovata sulle pagine dei media di tutto il mondo: in aumento sia i turisti italiani sia gli stranieri, specie quelli provenienti da Germania, Cina e Giappone. Pubblico e privato ce l’hanno messa tutta per ampliare aperture di chiese e musei e per mettere a punto un’offerta culturale ampia e varia. E anche se qualche progetto è rimasto al palo – specie quelli riguardanti restauri e rigenerazione urbana, i quali richiedono percorsi più lunghi – i risultati non sono mancati. In città, i due principali musei comunali (il Museo civico e Palazzo Fabroni), insieme al museo Marino Marini, hanno incrementato le visite del 129%. La grande mostra Passioni visive (che nel frattempo ha traslocato a Venezia, presso la Collezione Peggy Guggenheim), è stata vista da 8.726 persone. Successo anche per la mostra della Visitazione di Luca Della Robbia, prorogata fino a marzo. Nel 2018 torneranno eventi di richiamo come il festival di antropologia contemporanea Dialoghi sull’uomo, in programma dal 25 al 27 maggio attorno al tema “Rompere le regole: creatività e cambiamento”, e come il Pistoia Blues, rassegna quasi quarantennale che in passato ha portato in città nomi quali David Bowie, Bob Dylan e Patti Smith.

 

Giulia Gonfiantini

Archiviato in:Cultura Contrassegnato con: Alessandro Sabella, Alessandro Tomasi, Moreno Ventisette, Stefano Ciuoffo

Barra laterale primaria

Approfondimenti specialistici

Disturbi del comportamento alimentare

I disturbi del comportamento alimentare in età adolescenziale: aspetti endocrino-metabolici

23/01/23 - Deanna Belliti

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie estremamente complesse e diffusissime tra gli adolescenti, con un’insorgenza che oltretutto si fa sempre più precoce. In questo articolo, legato all’intervento dell’autrice al convegno “La nutrizione e le sue condizioni problematiche” tenutosi a Pistoia nel 2022, ne viene presentato un quadro comprensivo degli aspetti endocrino-metabolici in linea con un approccio integrato alla malattia.

long term care

I modelli europei di Long Term Care dopo il Covid

10/10/22 - Redazione

Un rapporto dell’European Social Policy Network elaborato da Emmanuele Pavolini illustra le sfide poste dalla pandemia ai sistemi di Long Term Care in Europa. Il documento, come segnalato da Percorsi di secondo welfare nell’articolo che qui segnaliamo, analizza le variabili strutturali che caratterizzano i vari modelli, l’intensità dell’intervento pubblico e la correlazione tra assistenza continuativa e rischio di povertà ed esclusione sociale per i non autosufficienti.

Long Term Care

Operatore RSA ai tempi del coronavirus

11/04/20 - Barbara Atzori

Gli aspetti psicologici da tenere in considerazione a proposito del lavoro dell’operatore RSA ai tempi del coronavirus. Da affrontare, in questo particolare momento, riconoscendo e condividendo emozioni e timori, anche con i colleghi.

pet therapy

In tema di pet therapy

27/12/18 - Prof. Marco Ricca

Dal rapporto di empatia tra l’uomo e gli animali un grande miglioramento nelle condizioni fisiche, comportamentali, psicologiche ed emotive delle persone anziane, e anche un potente antidoto contro la solitudine. Tanto che la pet therapy è riconosciuta dal Ssn.

Validation Therapy caregiver

Validation, tornare al passato per ritrovare il presente

22/03/18 - Dr.ssa Giuseppina Carrubba

La Validation therapy nasce dall’intuizione di una psicologa americana, Naomi Feil. Capì che per l’anziano disorientato tornare al passato poteva ridare un senso al presente e che alcune tecniche di comunicazione interpersonale studiate ad hoc potevano essere utili a comunicare con lui.

Senzeta sulla tua mail

Inserisci la tua mail per ricevere gratuitamente i nostri aggiornamenti

Seguici su Facebook

Seguici su Facebook

Footer

Senzeta.it
Notiziario di utilità scientifiche e culturali
della Fondazione Turati Onlus
Registrato al Tribunale di Pistoia al n. 409 del 9 marzo 2018.


Direttore Responsabile
Giancarlo Magni

Archivio articoli

  • Approfondimenti specialistici
  • Cultura
  • Evidenza
  • Focus
  • Idee e proposte
  • News
  • Primo piano
  • Segnalazioni
  • Studi e ricerche
  • Email
  • Facebook

Copyright © 2023 · Fondazione Filippo Turati Onlus. Tutti i diritti riservati.