Per Pistoia, che ha appena passato il testimone di capitale italiana della cultura a Palermo, il 2017 è stato un anno da incorniciare. La città toscana, capoluogo di una provincia che sfiora i 300mila abitanti e che confina con quelle di Firenze, Prato e Lucca, se non altro ha accresciuto il suo livello di notorietà. Con effetti tangibili: l’aumento delle presenze turistiche rispetto al 2016 si è attestato sopra il 20%, con un boom di visitatori nei musei cittadini. Un primo bilancio, comprensivo dei dati relativi al territorio comunale e provinciale, è stato presentato nei giorni scorsi presso l’assessorato comunale alla Cultura in occasione del convegno “Dinamiche del movimento turistico nell’anno di Pistoia capitale italiana della cultura 2017”. Tra gli intervenuti anche il sindaco Alessandro Tomasi, gli assessori al Turismo di Comune e Regione – rispettivamente, Alessandro Sabella e Stefano Ciuoffo – e Moreno Ventisette, professore emerito dell’università di Firenze.
Nel corso dell’ultimo anno, in tanti hanno voluto scoprire la città «petrosa», come la definì il poeta Pietro Bigongiari, che vi ha vissuto in gioventù. Per i turisti, solitamente, la visita inizia dal centro storico medievale, che ospita il celebre pulpito di Giovanni Pisano, e dalla sua piazza del Duomo, scrigno di monumenti e capolavori dell’arte romanica quali il battistero di San Giovanni in Corte e l’altare argenteo, nella cattedrale di San Zeno. Eppure, nel gennaio del 2016 la notizia della designazione di Pistoia a capitale italiana della cultura stupì tutti: nessuno, e specialmente nessun toscano, se l’aspettava.
«Fu una sorpresa, ma ciò che siete stati di fare ha dato conto di quella nomina: la città lo meritava», ha detto durante l’incontro Ciuoffo, che ha aggiunto: «I dati testimoniano l’esito positivo di un anno che è stato complicato dalle elezioni amministrative. Ma il progetto era di spessore e chi ha raccolto il testimone ne ha capito l’importanza». Il 2017 è stato infatti un anno storico sotto molti aspetti: il governo della città è passato al centrodestra per la prima volta dal dopoguerra e il sindaco che ha promosso il dossier di Pistoia capitale, Samuele Bertinelli (Pd), ha lasciato il posto ad Alessandro Tomasi (FdI). «Abbiamo beneficiato di un riflettore particolare, ora arriva la parte più difficile: per far proseguire questo trend, il territorio è chiamato a una sfida importante», ha affermato quest’ultimo, dicendosi convinto che «la parola chiave, per consolidare ciò che questo anno ci ha regalato, è sinergia».
Quale capitale italiana della cultura, Pistoia si è trovata sulle pagine dei media di tutto il mondo: in aumento sia i turisti italiani sia gli stranieri, specie quelli provenienti da Germania, Cina e Giappone. Pubblico e privato ce l’hanno messa tutta per ampliare aperture di chiese e musei e per mettere a punto un’offerta culturale ampia e varia. E anche se qualche progetto è rimasto al palo – specie quelli riguardanti restauri e rigenerazione urbana, i quali richiedono percorsi più lunghi – i risultati non sono mancati. In città, i due principali musei comunali (il Museo civico e Palazzo Fabroni), insieme al museo Marino Marini, hanno incrementato le visite del 129%. La grande mostra Passioni visive (che nel frattempo ha traslocato a Venezia, presso la Collezione Peggy Guggenheim), è stata vista da 8.726 persone. Successo anche per la mostra della Visitazione di Luca Della Robbia, prorogata fino a marzo. Nel 2018 torneranno eventi di richiamo come il festival di antropologia contemporanea Dialoghi sull’uomo, in programma dal 25 al 27 maggio attorno al tema “Rompere le regole: creatività e cambiamento”, e come il Pistoia Blues, rassegna quasi quarantennale che in passato ha portato in città nomi quali David Bowie, Bob Dylan e Patti Smith.
Giulia Gonfiantini