Quale è il confine tra la dimenticanza, magari occasionale, e l’amnesia quale effettiva perdita della memoria? Il quesito è importante in quanto distingue tra una condizione che rientra ancora nella normalità e un’altra che, pur varia come tipologia, ha comunque carattere di patologicità.
La memoria, definita da Eschilo “madre di ogni saggezza“, è la capacità di recepire, organizzare, ritenere e richiamare sotto forma di ricordo informazioni derivanti dall’esperienza o dall’apporto della via sensoriale (vista, udito, tatto, gusto, olfatto).
La memoria si distingue in
- memoria sensoriale: vengono memorizzate per un tempo brevissimo informazioni visive, uditive, tattili, olfattive
- MBT (memoria a breve termine), capace di conservare una piccola quantità di informazione chiamata span (contenuto di 5-9 elementi) per una durata massima di 20 minuti secondi
- MLT (memoria a lungo termine) con durata da qualche minuto fino a molti decenni, è suddivisa in due categorie: memoria dichiarativa e memoria procedurale: la prima concerne la conoscenza del mondo reale, la seconda riguarda le modalità con cui si opera nella quotidiana esperienza di vita.
Il sistema limbico è il fondamento anatomo-funzionale della memoria. Conosciuto anche come “cervello emotivo” è costituito da: ipotalamo; ippocampo; amigdala; corteccia limbica. In sintesi, il sistema limbico presiede a memoria, apprendimento, attenzione, emozioni.
Indubbiamente la memoria, entità complessa, determinante in ciascuna fase della vita, è da sempre oggetto di vivo interesse e ha un suo indubbio fascino particolare.
L’amnesia è la perdita della memoria che può essere a breve o a lungo termine: la prima concerne il ricordo di eventi appena avvenuti e di breve durata; la seconda eventi trascorsi anche da molti anni. L’amnesia si distingue in transitoria (durata inferiore a 24 ore) e permanente; retrograda quando la perdita di memoria concerne ricordi antecedenti l’evento causale dell’amnesia; anterograda quando dopo l’evento viene perduta la capacità di memorizzare nuove informazioni; globale quando sono presenti entrambe le condizioni.
Le cause dell’amnesia sono molteplici: condizioni di stress, turbe del sonno, traumi, concomitanza di stati morbosi debilitanti; abuso di alcol; sostanze stupefacenti, farmaci quali benzodiazepine, ansiolitici, antidepressivi; patologia degenerativa del sistema nervoso (morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla), encefalopatia vascolare.
Il quadro clinico è vario e segue una scala di crescente gravità: manifestazioni episodiche che possono essere di semplice dimenticanza (dove sono la chiave o gli occhiali?); non ricordo del nome di una persona specie se di famiglia oppure del menù del pranzo del giorno precedente o dello stesso giorno; disorientamento nel tempo (giorno, mese, anno) e nello spazio (non riconoscimento del luogo, incapacità di ritrovare la strada di casa, ecc.). Le manifestazioni più conclamate sono in genere espressione di deterioramento mentale caratterizzato da compromissione delle capacità cognitive, difficoltà nel linguaggio con progressiva perdita lessicale, alterazioni del carattere e del comportamento, incuria della propria persona e dell’igiene personale, incapacità ad attendere alle attività della vita quotidiana fino ad arrivare alla totale dipendenza.
La diagnosi comprende in prima istanza una visita medica eventualmente integrata da consulenza neurologica. In caso di sospetta malattia neurodegenerativa è prassi ricorrere ad esame Tac cranico ed eventualmente a Rmn encefalica. Di notevole ausilio per l’inquadramento diagnostico dell’amnesia sono i tests neuropsicologici: essi permettono di quantificare il deficit mnesico e, in associazione con altri tests, forniscono indicazioni sulla possibile concomitanza di depressione psichica. Attraverso questi strumenti diagnostici è possibile distinguere tra dimenticanza e amnesia; ugualmente, diagnosticare il deterioramento cognitivo lieve (MCI) rispetto alla demenza sia di natura degenerativa che vascolare.
Non esiste una terapia farmacologica specifica per la memoria, mentre sono presenti nella farmacopea ufficiale molecole (donepezil, rivastigmina, memantina) che agiscono a livello della trasmissione sinaptica con l’obiettivo di rallentare il processo di deterioramento mentale.
Esistono invece tecniche e procedure non farmacologiche volte a facilitare la memorizzazione, definite mnemotecniche, le quali si fondano su tre elementi costitutivi: Immagini, Emozioni, Associazioni. Il ruolo dell’Immagine è fondamentale: infatti nella costruzione del dato mnemonico la vista contribuisce per l’80-85% mentre gli altri sensi (udito, tatto, olfatto, gusto) incidono complessivamente per il 15-20%. Il ricordo è tanto più vivo e permanente nella misura in cui l’immagine è multisensoriale, cioè quando la parte visiva dell’immagine si associa alla rievocazione di suono, odore, gusto.
Per il ruolo dell’Emozione, i ricordi più vivi sono quelli caratterizzati da una componente emotiva rilevante (esperienze emozionanti, avventure, ecc.).
Per quanto concerne le Associazioni, è dimostrato che è più facile ricordare oggetti o persone quando si stabilisca un loro rapporto con i luoghi (ad esempio il posto a tavola facilita il ricordo della persona che lo occupava; un contenitore facilita il ricordo del contenuto ecc…)
Le mnemotecniche hanno una triplice finalità: a) aumentare le afferenze al sistema limbico provenienti dai sensi diversi dalla vista onde incrementarne la capacità funzionale; b) attivare strutture cerebrali ancora silenti sotto il profilo funzionale; c) favorire l’attivazione di entrambi gli emisferi: quello di sinistra per l’aspetto razionale; quello di destra per quello creativo. Le tecniche mnemoniche maggiormente utilizzate sono le seguenti:
- utilizzare la mano non dominante per scrivere, lavarsi i denti ed altre attività manuali;
- fare la doccia o camminare nell’ambiente domestico a occhi chiusi, il che determina l’attivazione di udito, tatto, olfatto che si traduce in forte stimolazione del sistema limbico;
- esercitare il calcolo con sottrazioni di un numero fisso partendo da una base a 3 cifre: es.: 100-7 poi -7 continuando a sottrarre via via il 7; oppure moltiplicazioni a 2 cifre; ripetizione delle tabelline; esercizi di sommazione veloce;
- effettuare lettura ad alta voce e incrementare progressivamente la velocità di lettura;
- eseguire parole crociate, giocare a carte, dama, scacchi;
- dedicare quotidianamente un certo tempo per l’attività fisica che, notoriamente, induce una attivazione sinaptica a livello dell’encefalo del quale migliora anche la circolazione;
- considerando che memoria e memorizzazione sono connesse con la concentrazione mentale, è riconosciuta l’utilità della meditazione quotidiana quale valida mnemotecnica.
In conclusione, la consapevolezza di una iniziale sia pur modesta perdita di memoria è vissuta abitualmente con preoccupazione sopratutto in previsione del futuro; di qui il cruccio, quasi abituale. Comunque, va sottolineata l’importanza della diagnosi precoce che può fornire indicazioni sulla tipologia del deficit e sulle condizioni anatomo-funzionali e fisiopatologiche che lo caratterizzano. Sulla base di queste risultanze sarà possibile definire una strategia terapeutica programmata sul lungo periodo, razionale ed efficace.
Prof. Marco Ricca