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In tema di pet therapy

27 Dicembre 2018 // Prof. Marco Ricca

L’inizio del rapporto uomo-animale si perde  nella notte dei tempi, ai primordi della civiltà. In origine l’animale è stato fonte quasi esclusiva del sostentamento umano, con la caccia quale attività determinante per la sopravvivenza. Successivamente, oltre ad essere utilizzato per l’alimentazione e la protezione dagli agenti atmosferici (uso di pelli e  tosature), l’animale è diventato strumento di lavoro e di trasporto. Con il passare lento e graduale dallo stato selvatico a quello domestico, alcune specie hanno assunto un ruolo di «compagnia» condividendo momenti di quotidianità e consuetudini dell’uomo.

Per quanto concerne l’effetto benefico, simil-terapeutico, del contatto con gli animali, le prime segnalazioni risalgono al 1700 e si riferiscono a condizioni di sofferenza psichica. Nel corso del 1800 e 1900 le osservazioni si sono moltiplicate con descrizione di risultati favorevoli in casi di depressione psichica, epilessia, autismo, schizofrenia. Inoltre, è stato ipotizzato un effetto benefico nel trattamento dell’ipertensione arteriosa ed anche nella prevenzione dell’infarto miocardico. Così, ad opera di Boris Levinson (Usa, 1953) e successivamente di Samuel ed Elizabeth Corson (Usa, 1975) è nato il termine Pet Therapy quale modalità terapeutica sui generis basata sulla interazione uomo-animale (principalmente: cane, gatto, coniglio, cavallo, asino).

L’animale domestico è emblema di vitalità, con peculiarità di specie e di individuo associate a bisogni, impulsi, manifestazioni affettive; con esso è facile realizzare una condizione di empatia instaurando un rapporto affettivo ed emozionale mediato dalla comunicazione. Quest’ultima si avvale in primis di un linguaggio semplice, tendenzialmente ripetitivo che si traduce in effetto rassicurante sia in chi parla sia in chi ascolta. Altra fonte di comunicazione è il tatto (carezza, contatto in senso lato) che, oltre ad essere fonte di una indefinita sensazione di piacere, contribuisce significativamente alla percezione del proprio “sé“. Anche la vista facilita il rapporto con l’animale: sguardo, espressione, atteggiamento vengono chiaramente percepiti e si traducono abitualmente in atteggiamenti conformi al volere della persona.

Fondamentalmente, la relazione empatica  uomo-animale è più facile di quella uomo-uomo perché prescinde dalle funzioni cognitive (memoria, linguaggio, ragionamento) e può quindi stabilirsi anche in condizioni di deterioramento mentale e/o di handicap in senso lato. Nella realtà la compagnia dell’animale può tradursi in miglioramento delle condizioni fisiche, dell’aspetto comportamentale e di quelli psicosociale e psicoemotivo. Con l’animale si parla e quindi si rompe il muro del silenzio; viene stimolata l’attività fisica quotidiana e la responsabilità quale si richiede per il benessere dell’animale (alimentazione, igiene, movimento); si favorisce la socializzazione in quanto l’animale è occasione di curiosità, commenti, discussione; sopratutto, l’animale è antidoto della solitudine, condizione largamente diffusa sopratutto nell’anziano.

La Pet Therapy o Zooterapia è stata riconosciuta come cura ufficiale nel Servizio Sanitario Nazionale con decreto del Consiglio dei Ministri del febbraio 2003.

Attualmente si parla di Attività Assistita con Animali (AAA), intendendo  con questo termine le iniziative volte a migliorare la qualità di vita e il benessere delle persone; condotte con l’ausilio di animali da compagnia, tramite interventi di tipo educativo, ricreativo e ludico favoriscono la socializzazione, stimolano le capacità sensoriali, cognitive e motorie, attivano la memoria remota, migliorano il tono dell’umore della persona.

La Terapie Assistite con Animali (TAA) è una modalità terapeutica di supporto che integra la terapia medica tradizionale. Interviene a livello fisico con l’obiettivo di migliorare l’attività cardiaca e la pressione arteriosa, ridurre la rigidità muscolare, incrementare l’equilibrio; la TAA tende inoltre al miglioramento delle capacità cognitive, delle manifestazioni  comportamentale, della comunicazione e delle attitudini relazionali; può altresì  indurre una diminuzione dei livelli di ansia e incrementare l’autostima personale.

La TAA abitualmente viene prescritta o coordinata da medici e si avvale delle prestazioni di animali addestrati per obiettivi specifici; in quest’ambito, tra le varie forme di ausilio terapeutico, vanno annoverati i hearing dogs (cani per sordi addestrati ad avvertire determinati segnali acustici) ed i guide dogs (cani per ciechi).

La EAA (Educazione Assistita con Animale) comprende interventi di tipo educativo per sostenere le potenzialità di crescita e progettualità individuale, favorire l’inserimento sociale, rinforzare l’autostima, controllare l’aggressività. Il campo di applicazione preferenziale è costituito dall’infanzia e dall’adolescenza.

Nei Paesi occidentali e in particolare in Italia si assiste al  notevole progressivo sviluppo della AAA nelle sue diverse espressioni, meglio conosciuta come Pet Therapy; la quale è ora riconosciuta ed ammessa anche nelle strutture recettive e sanitarie sia pubbliche che private, ovviamente nel rispetto delle relative specifiche norme di carattere sanitario, igienico  e gestionale.

 

Filed Under: Approfondimenti specialistici Tagged With: pet therapy

About Prof. Marco Ricca

Laureato in Medicina e Chirurgia, è stato assistente ordinario in Patologia e in Clinica Medica all’Università di Firenze; successivamente Primario Medico negli Ospedali di Cortona,Fiesole,Camerata e infine nell’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze. Libero Docente in Semeiotica Medica, è specialista in Cardiologia, Gerontologia e Geriatria e Pneumologia. E’ stato consulente Cardiologo alla Fondazione Turati di Gavinana ed attualmente è Direttore Sanitario del Centro Sanitario Pistoiese Koinos della Fondazione stessa a Pistoia.

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