Introduzione
La sanità è tra le prime preoccupazioni degli italiani, che in coro lamentano gravi carenze nelle prestazioni ricevute, scarsità di risorse finanziarie ed umane che sono messe a disposizione della sanità pubblica, complotti dei soliti poteri oscuri per favorire la sanità privata, rimpianti per una perduta età dell’oro quanto lo stato centrale erogava servizi di qualità a tutti.
Una narrazione, questa, che si propaga con l’effetto eco, dai sociali rimbalza nei talk show e poi sui i giornali, un vento che si alimenta e soffia sempre più forte e che nel rumore di fondo, sempre più forte, impedisce che ci si concentri sulle reali debolezze del sistema, che nessuno nega esistano: «Dove c’è giudizio c’è rumore, e più di quanto non si pensi», così scrive in “Rumore” Daniel Kahneman, Nobel per i progressi nell’Economia comportamentale. E seguire il rumore rende più difficile l’individuazione dei reali problemi, e non aiuta non riuscire ad intervenire dove effettivamente c’è bisogno accertato e misurato.
Conoscere valutazioni e giudizi meditati dei cittadini è altrettanto importante, ma serve andare oltre, il rumore, lo strepito indotto dai social media che autoalimentano il circuito dell’informazione estremizzando i giudizi, spesso al servizio inconsapevole di stakeholder interessati e di politici incapaci di affrontare la sfida dell’efficienza della spesa compromessa da gestione clientelare se non peggio, un obiettivo smarrito da tutti gli schieramenti politici quello della spending review, fa perdere solo voti a chi si propone di eliminare o ridurre sprechi, inefficienza, corruzione.
Solamente una visione statistica del mondo (cosa che però non viene naturale) permette di vedere il rumore, ma gli umani, come è noto, preferiscono le narrazioni causali alla statistica.
Offrire una visione statistica sui principali aspetti delle condizioni di salute della popolazione e sul ricorso ai servizi sanitari è l’obiettivo dell’Unione europea che attraverso indagini quinquennali monitora quegli aspetti e raccoglie le valutazioni dei cittadini sulla qualità delle prestazioni ricevute: l’Indagine europea sulla salute (EHIS), condotta in tutti gli Stati dell’Unione europea sui principali aspetti delle condizioni di salute della popolazione sul ricorso ai servizi sanitari, consente di confrontare i principali indicatori di salute tra i Paesi membri (ancora non tutte le comparazioni sono disponibili) oltre che tra tutte le regioni in Italia.
Nell’ ultima, condotta nel 2019, sono misurate, su base armonizzata e con un elevato grado di comparabilità tra gli Stati membri, lo stato di salute (inclusa la disabilità), i determinanti della salute (stile di vita) dei cittadini dell’UE e l’uso dei servizi di assistenza sanitaria servizi e le limitazioni incontrate nell’accedervi: una indagine ad alta affidabilità nei risultati che consente di disporre di informazioni meditate e non gridate. L’indagine è condotta, su base campionaria, presso la popolazione di età pari o superiore a 15 anni che vive in nuclei familiari residenti nel territorio del paese: in Italia sono state intervistate circa 22.800 famiglie residenti in 835 comuni di diversa ampiezza demografica distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Nel 2019, l’anno che precede il terribile impatto della pandemia sui servizi per la tutela e la cura della salute erano tuttavia ben presenti e si facevano sentire gli alti lai sulla sanità e la sua crisi.
In questa sede si mettono a confronto i risultati dell’Indagine relativamente al ricorso ai servizi della sanità e delle limitazioni nell’accesso nelle otto maggiori regioni a statuto ordinario del paese come nel Nordovest (Piemonte e Lombardia), del Nordest (Veneto ed Emilia Romagna), del Centro (Toscana e Lazio) e del Meridione (Campania e Puglia).
Sarà un lungo viaggio, armatevi di pazienza: saranno illustrati e commentati i risultati relativi ai rapporti con i diversi attori del cammino per la tutela e la cura della salute, dal medico di famiglia al medico specialista, dagli esami specialistici ai ricoveri ospedalieri per poi valutare aspetti critici, i più avvertiti nel rumore indistinto, dalle liste di attesa al pronto soccorso ma si parlerà anche dei “tagli” alla sanità e sull’efficienza della spesa, pubblica e privata, sia a livello nazionale che regionale. Per poi alal fine collocare l’Italia nel contesto dei maggiori paesi europei.
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Il ricorso al medico di famiglia
Il medico di famiglia rappresenta per il cittadino il primo punto di contatto con il servizio sanitario nazionale, è il professionista che in prima istanza offre o dovrebbe offrire assistenza sanitaria sul territorio, rivestendo un ruolo centrale nell’ambito della prevenzione e della cura delle malattie: valuta i sintomi del paziente e formula, presso il suo studio o a domicilio, una diagnosi e, se necessario, lo indirizza allo specialista competente.
Dei 50 milioni di italiani con più di 15 anni, nei dodici mesi precedenti l’intervista son stati circa 40 milioni quelli che si sono rivolti al medico di famiglia: quasi mille in media per ciascun medico, se si considera che i medici di medicina generale nel 2019 erano oltre 42.400. Di questi 40 milioni, 22 erano donne contro 18 milioni uomini, che tuttavia rappresentano la maggioranza (5,8 milioni contro 4,0 milioni di donne) tra coloro il cui ricorso al medico datava oltre 12 mesi prima dell’intervista.
Persone di 15 anni e più per sesso e classe di età che hanno fatto ricorso al medico di famiglia meno di 12 mesi precedenti l’intervista o dodici o più mesi prima dell’intervista – anno 2019 – dati in migliaia:
Meno di dodici mesi fa | Dodici mesi fa o più | |||||
MF | M | F | MF | M | F | |
15-34 | 7.905 | 3.645 | 4.260 | 3.602 | 2.188 | 1.414 |
35-64 | 19.919 | 9.130 | 10.789 | 5.196 | 3.101 | 2.095 |
65 e più | 12.202 | 5.245 | 6.957 | 1.070 | 538 | 532 |
Totale | 40.026 | 18.020 | 22.006 | 9.868 | 5.827 | 4.041 |
Nella disaggregazione per sesso e classe di età, l’analisi in termini percentuali registra che re quarti degli italiani (77%) di oltre 15 anni nell’anno precedente l’intervista hanno fatto ricorso al medico di famiglia, una percentuale che risulta decisamente maggiore tra le donne (81,7%) rispetto agli uomini (71,8%).
Il ricorso al medico di famiglia diventa più frequente con l’avanzare dell’età: dal 63,7% per la fascia di età tra 15 e 34 anni si sale al 76,5% per la popolazione di età compresa tra i 35 ed i 64 anni fino a raggiungere l’89,9% tra gli ultrasessantacinquenni dove scompare o quasi il differenziale per sesso (88,5%per i maschi, 90,9% per le donne), in pratica si è vecchi e basta.
Persone di 15 anni e più per sesso e classe di età che hanno fatto ricorso al medico di famiglia nei 12 mesi precedenti l’intervista Anno 2019 (per 100 persone con le stesse caratteristiche):
La frequenza media della visita del medico di famiglia nelle quattro settimane antecedenti l’intervista è in media di 0,9 per i maschi e di 1,0 per le donne, frequenza che aumenta con l’età, passando da 0,6 per i più giovani tra 15 e 34 anni a 0,8 per la fascia adulta tra 35 e 64 anni per arrivare ad 1,3 contatti medi per gli ultrasessantacinquenni.
Ma più di quattro cittadini su dieci (42,1%) non sono stati nelle ultime quattro settimane dal medico: degli altri il 38,7% c’è stato una volta (41,7 gli ultrasessantacinquenni), il 12,4% si è recato dal medico 2 volte (17,9% sopra i 65 anni) e solo il 6,9%, cronici o ipocondriaci, c’è stato tre volte o più (l’11,2% i più anziani)
Persone di 15 anni e più per frequenza di ricorso al medico di famiglia e n. di contatti nelle 4 settimane precedenti l’intervista, sesso, classe di età (per 100 persone con le stesse caratteristiche):
Media contatti | n. contatti MF distribuzione % | ||||||||
MF | M | F | 0 | 1 | 2 | 3 o più | Totale | ||
15-34 | 0,6 | 0,5 | 0,6 | 55,2 | 35,0 | 7,1 | 2,7 | 100,0 | |
35-64 | 0,8 | 0,7 | 0,8 | 47,8 | 37,5 | 9,9 | 4,9 | 100,0 | |
65 e più | 1,3 | 1,3 | 1,3 | 29,1 | 41,7 | 17,9 | 11,2 | 100,0 | |
Totale | 0,9 | 0,9 | 1,0 | 42,1 | 38,7 | 12,4 | 6,9 | 100,0 |
Prima del commento dei dati delle 8 regioni selezionate per le comparazioni, va messo in evidenza che, allo scopo di consentire comparazioni sui diversi comportamenti delle popolazioni in regioni caratterizzate da diverse strutture per età, si sono utilizzati i quozienti standardizzati i quali registrano la posizione relativa rispetto al fenomeno considerato delle popolazioni messe a confronto attribuendo a tutte le regioni la stessa struttura per classi di età, con opportuno ricalcolo dei valori.
Nella geografia delle diverse regioni, la percentuale di persone che hanno fatto ricorso al medico di famiglia oscilla tra i minimi del 70,9% della Campania e i picchi Emilia-Romagna (81,4%) e Toscana (77,6%).Nelle regioni meridionali, alla più contenuta quota di persone che si è recata negli ultimi dodici mesi dal medico di famiglia fa riscontro, tuttavia, un maggior numero medio di contatti sia in Campania (1,3) che in Puglia (1,1) contro il valore basso (0,7) di Piemonte, Lombardia e Veneto.
Guardando solo ai più anziani, agli ultrasessantacinquenni, le differenze nella percentuale che negli ultimi dodici mesi è stata dal medico si attenua tra le regioni, tutte raccolte nell’intorno del 90%mentre permane il più elevato numero di contatti medi in Campania (1,8) e Puglia (1,6), rispetto allo 0,9 di Emilia Romagna.
Persone (migliaia) di 15 anni e più e 65 anni e più che hanno fatto ricorso al medico di famiglia nei 12 mesi precedenti l’intervista, numero di contatti quozienti standardizzati per 100 persone:
15 anni e più | 65 anni e più | |||
Persone | Media contatti | Persone | Media contatti | |
Piemonte | 75,1 | 0,7 | 89,7 | 1,0 |
Lombardia | 77,3 | 0,7 | 89,2 | 1,0 |
Emilia R. | 81,4 | 0,7 | 90,1 | 0,9 |
Toscana | 77,6 | 0,8 | 90,3 | 1,1 |
Lazio | 76,6 | 0,9 | 91,4 | 1,2 |
Campania | 70,9 | 1,3 | 88,0 | 1,8 |
Puglia | 74,2 | 1,1 | 90,3 | 1,6 |
Italia | 76,0 | 0,9 | 89,7 | 1,3 |
A livello nazionale, quasi l’80% delle persone dà un giudizio molto positivo o positivo sulla qualità dell’ultima visita effettuata, senza particolari differenziazioni tra uomini e donne. Non sussistono nemmeno particolari differenziazioni per classi di età, eccezion fatta per la quota moderatamente più bassa (circa meno tre punti percentuali) di giudizi molto positivi e positivi tra i più giovani, tra i 15 ed i 34 anni di età.
Persone di 15 anni e più che hanno fatto ricorso al medico di famiglia nei 12 mesi precedenti l’intervista per giudizio molto positivo + positivo sulla qualità dell’ultima visita, sesso e classi di età. Anno 2019 (per 100 persone con le stesse caratteristiche):
In Toscana (80,6%) ed in Piemonte (80,4%) si ha il maggior apprezzamento, la quota più alta di popolazione che esprime giudizi molto positivi e positivi sull’ultima visita mentre imeno entusiasta, con minor apprezzamento si ha in Campania (70,15) . Tra gli ultrasessantacinquenni i maggiori apprezzamenti vengono ancora da Piemonte (82,4%) e Toscana (82,1%) e sempre dalla Campania arriva la minor percentuale di approvazione (70,4%).
Persone di 15 anni e più e 65 anni e più che hanno fatto ricorso al medico di famiglia nei 12 mesi precedenti l’intervista per giudizio sulla qualità dell’ultima visita:
15 anni e più | 65 anni e più | |||||
molto positivo
e positivo |
molto negativo
e negativo |
Senza infamia e
senza lode e non indicato |
molto positivo
e positivo |
molto negativo
e negativo |
Senza infamia e
senza lode e non indicato |
|
Piemonte | 80,4 | 2,4 | 17,1 | 82,4 | ** | 15,7 |
Lombardia | 78,3 | 2,1 | 19,7 | 78,3 | 2,0 | 19,8 |
Veneto | 77,7 | 2,5 | 19,8 | 79,6 | ** | 18,4 |
Emilia-R. | 78,7 | 2,0 | 19,3 | 80,2 | ** | 18,5 |
Toscana | 80,6 | 1,9 | 17,5 | 82,1 | ** | 15,6 |
Lazio | 78,1 | 1,9 | 20,0 | 74,8 | ** | 23,3 |
Campania | 70,1 | 1,8 | 28,1 | 70,4 | ** | 28,5 |
Puglia | 79,9 | 1,3 | 18,8 | 84,4 | ** | 14,5 |
Italia | 77,6 | 2,0 | 20,3 | 78,3 | 1,8 | 19,9 |
I giudizi negativi sono rari , intorno al 2% ma c’è da domandarsi se nella quota degli ignavi (quel 20% che soprattutto esprime un giudizio agnostico – né bene né male – o in quota minore non risponde) siano da interpretare come un modo reticente per indicare il proprio scontento.