Numeri impressionanti, quelli che, sulla demografia italiana, vengono dall’Istat. Alla fine del 2016 in Italia risiedevano 60 milioni e mezzo di persone. Saranno 58 milioni e mezzo nel 2045 e 53,7 milioni nel 2065. Gli over 65 erano il 22% della popolazione nel 2016, saranno il 34% nel 2050. L’età media della popolazione passerà dagli attuali 44,7 anni ad oltre 50, nel 2065. Le nascite, che stanno drasticamente riducendosi dal 2008, proseguiranno il loro trend negativo, anche se verso la fine del periodo considerato è previsto un leggero rialzo della fecondità per donna, dagli attuali 1,34 figli a 1,59. Le future nascite comunque non compenseranno i futuri decessi e il saldo naturale della popolazione troverà solo un parziale sollievo dalle migrazioni che porteranno poco più di 2,5 milioni di residenti aggiuntivi.
Facile immaginare quali saranno le conseguenze di questa bomba ad orologeria. Meno nascite oggi significa meno adulti in età lavorativa domani e di conseguenza meno tasse e contributi per finanziare sanità e pensioni. E questo mentre si allunga l’aspettativa di vita e aumenta di conseguenza la percentuale di persone che necessita di cure e assistenza a lungo termine.
Un quadro che dovrebbe portare la politica ad attuare da subito alcune misure:
- favorire la natalità incrementando il sostegno economico alle famiglie con figli e favorendo il lavoro femminile (perché contrariamente a quello che si crede dove è più alta la percentuale di donne che lavorano è più alto anche il tasso di fecondità);
- governare l’immigrazione agevolando la formazione e l’inserimento dei migranti. Si tratta insomma di favorire l’inserimento lavorativo di quanti si vogliono davvero integrare accettando le regole di convivenza della nostra società;
- utilizzare, ai fini dell’interesse generale, la grande risorsa costituita da quella parte di popolazione anziana ancora in grado di dare un contributo positivo alla società.
In pratica quasi l’esatto contrario della maggioranza delle proposte politiche che sentiamo sbandierare in questa nostra vigilia elettorale.
Giancarlo Magni